La magnifica società delle giardiniere by Altea Villa

La magnifica società delle giardiniere by Altea Villa

autore:Altea Villa
La lingua: ita
Format: epub
editore: San Paolo Edizioni


21

Quella stessa sera, dopo aver pensato e ripensato a come organizzare il viaggio, mi decido a bussare alla porta della biblioteca.

Di fronte al camino, libri in mano, ecco i miei genitori che a malapena fanno caso alla mia presenza. Mi schiarisco la voce.

«Dimmi, Bianca» sussurra mia madre.

«Ecco, insomma… Mi piacerebbe andare a Pavia per fare qualche disegno».

Silenzio.

Tossisco di nuovo.

«Ebbene? Vai. Quando mai ci hai chiesto il permesso?»

«Certo, ma… sì, vorrei prendere una carrozza. A nolo, per il viaggio».

Mia madre alza il naso dalle pagine e mi fissa.

«E mi chiedevo se… forse… Rosina potrebbe accompagnarmi. Perché non sembri… disdicevole che una ragazza giovane affronti il percorso da sola».

L’ultima parte suona più come una domanda che un’affermazione. Ora i miei genitori mi guardano entrambi sospettosamente.

«Fammi capire. Vuoi andare a Pavia per lavorare a qualche bozzetto, ma chiedi una carrozza a nolo solo per te, e Rosina come accompagnatrice?»

«Be’, sì».

«Per noi non ci sono problemi» prosegue mia madre, «ma dovrai convincere tu Rosina».

Mio padre sorride divertito, mentre i brividi mi percorrono la schiena. Ora arriva la parte difficile.

Scovo il mio obiettivo nel cortiletto di fronte alla porta d’uscita della cucina, impegnata a tagliare la legna, il volto paonazzo e concentrato: ovviamente, non vuole sentire ragioni.

«No».

«Non mi hai nemmeno fatto finire di parlare!»

«Sempre no!»

«Ma Rosina, come puoi rifiutarti di accompagnarmi, sono sola, cosa potrebbe pensare la gente?»

Tac, tac, tac.

Si ferma, si asciuga il sudore dalla fronte con il dorso della mano.

«Puzza. Questa cosa mi puzza. Non hai mai badato a nulla, sempre in giro da sola fin da quando eri alta così. O mi dici cosa devi fare, o non se ne fa niente».

Mi gioco il tutto per tutto: «Devo vedere… un innamorato. A Pavia. Lui vive a Pavia».

«Un innamorato? Tu?»

«Perché, non potrei avere un innamorato?» Sono quasi offesa!

Lo sguardo vitreo, gli occhi ridotti a due fessure: sembra possa leggermi dentro.

Dopo qualche minuto, la sentenza: «Va bene. Ma andiamo a mangiare i pasticcini».

Una donna più dura del ferro, forte come un toro, ma con un debole per i dolci: perché non ci avevo pensato prima? Sto perdendo il mio smalto. Mi allontano velocemente, temendo possa cambiare idea.

Il pubblico si è radunato nel cortiletto sul retro della casa, la mattina successiva, per assistere allo spettacolo. I miei genitori, la ragazzina che aiuta nelle faccende domestiche Rosina, persino il giovane garzone del panettiere si è fermato nei pressi del cancello di ferro per assistere alla partenza delle viaggiatrici. O meglio di Rosina, dato che dal 1782 non lascia le stanze di casa se non per brevi giri al mercato per terrorizzare i venditori che accusa, ovviamente, di essere ladri e da cui pretende di comprare sempre a metà prezzo.

Ho indosso un vestito che mia sorella ha lasciato nella sua stanza quando si è trasferita a Mantova con il marito: un po’ fuori moda, ma più adatto a una signorina che va a Pavia per una “gita”. Una giacchetta corta e un cappellino mi rendono perfetta per la parte, ora non mi resta che attendere la mia accompagnatrice.



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